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Il Viaggio in pillole

Il fascino del viaggio in moto in Marocco

Dal fascino della città blu di Chefchaouen ai colori del deserto del Rekkam, dai passi di montagna agli attraversamenti di distese sabbiose, sono infinite le avventure che ti aspettano se deciderai di esplorare il Marocco in moto.

Prendendoti il tempo di scoprirlo lentamente, chilometro dopo chilometro.

2500 chilometri esplorando il Marocco in moto
La prima tappa di un viaggio in Marocco in moto inizia da Genova, da dove parte la nave che, in circa 50 ore, conduce i passeggeri a Tangeri, attraccando al porto di Tanger Med II. Dalla città portuale, affacciata sulla stretta lingua di mare che separa l’Africa dalla Spagna, l’avventura è ormai alle porte. Chefchaouen, la mitica città color cobalto, si trova a soli 110 chilometri.

In Particolare

Raggiungere il Marocco in moto non è poi cosi facile

Traversata in nave Genova Tangeri

Dopo aver esplorato la “Perla Blu” del Marocco, il viaggio in Marocco in moto può continuare puntando verso sud, verso Guercif, lungo uno straordinario itinerario che, per 2/3 del percorso, segue la costa che si getta nel mare di Alborán. Prima di saltare in piedi sulle pedane, e prepararsi alla vera sfida. Il tratto da Guercif a Bouarfa, infatti, è lungo quasi 300 chilometri, la maggior parte dei quali sterrati. È qui che comincia il deserto del Rekkam: dopo aver svalicato un piccolo passo, e attraversato un altopiano, il terreno inizia a farsi sabbioso e il viaggio prosegue lungo piste appena tracciate, o anche lungo qualche tratto in fuoripista. Altri 300 chilometri separano Bouarfa da Boudnib, e poi ancora 125 Boudenib da Rissani.

L’Algeria è davvero dietro l’angolo, e questa zona merita di essere attraversata con occhi pieni di meraviglia. Continuando il proprio viaggio in Marocco in moto seguendo le dune di sabbia e la strada che continua verso ovest.

Fino ad Al Nif il percorso attraversa paesaggi straordinari ed elementi che rimandano ad un’Africa sahariana che non è mai stata così vicina. Dai desertici oued, nei quali molto tempo fa correvano le acque di fiumi, a luoghi brulli in cui incontrare greggi al pascolo, l’avventura prosegue verso Zagora. Scoprendo un Marocco diverso rispetto a quello conosciuto fino a questo momento, improvvisamente fatto di passi di alta montagna e quote più elevate.

In conclusione

Ouarzazate – e la sua suggestiva kasbah – si trovano a 230 chilometri, prima di continuare nuovamente verso le montagne e raggiungere Demnate, per gli ultimi giorni di viaggio in Marocco in moto. L’avventura, infatti, può puntare ora verso nord e verso l’Oceano Atlantico. Fino a Rabat e poi a Tangeri, dalla quale ripartire nuovamente alla volta dell’Italia.

Un tour alternativo, all’insegna dell’avventura
Conoscere piste alternative e sentieri poco battuti non è da tutti. Per questo motivo, per esplorare il Marocco in moto, una buonissima idea potrebbe essere quella di affidarsi a chi conosce questo territorio da molti anni.

 

Come Desartica Adventures, che da sempre conduce i propri clienti lungo percorsi unici, fuori dalle principali rotte turistiche, ma assolutamente sicuri e testati. Con l’obiettivo di scoprire la vera essenza del Paese e la sua storia. Restando ben lontani dai luoghi comuni, e andando alla scoperta dei luoghi più veri e intatti. Nei quali essere i primi a lasciare le tracce sulla sabbia, prima che il vento torni a coprirle.

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    Viaggio in Marocco in moto

    2500 chilometri di avventura.

    Il fascino del viaggio in moto in Marocco

    Dal fascino della città blu di Chefchaouen ai colori del deserto del Rekkam, dai passi di montagna agli attraversamenti di distese sabbiose, sono infinite le avventure che ti aspettano se deciderai di esplorare il Marocco in moto.

    Prendendoti il tempo di scoprirlo lentamente, chilometro dopo chilometro.

    2500 chilometri esplorando il Marocco in moto
    La prima tappa di un viaggio in Marocco in moto inizia da Genova, da dove parte la nave che, in circa 50 ore, conduce i passeggeri a Tangeri, attraccando al porto di Tanger Med II. Dalla città portuale, affacciata sulla stretta lingua di mare che separa l’Africa dalla Spagna, l’avventura è ormai alle porte. Chefchaouen, la mitica città color cobalto, si trova a soli 110 chilometri.

    Raggiungere il Marocco in moto non è poi cosi facile

    Traversata in nave Genova Tangeri

    Dopo aver esplorato la “Perla Blu” del Marocco, il viaggio in Marocco in moto può continuare puntando verso sud, verso Guercif, lungo uno straordinario itinerario che, per 2/3 del percorso, segue la costa che si getta nel mare di Alborán. Prima di saltare in piedi sulle pedane, e prepararsi alla vera sfida. Il tratto da Guercif a Bouarfa, infatti, è lungo quasi 300 chilometri, la maggior parte dei quali sterrati. È qui che comincia il deserto del Rekkam: dopo aver svalicato un piccolo passo, e attraversato un altopiano, il terreno inizia a farsi sabbioso e il viaggio prosegue lungo piste appena tracciate, o anche lungo qualche tratto in fuoripista. Altri 300 chilometri separano Bouarfa da Boudnib, e poi ancora 125 Boudenib da Rissani.

    L’Algeria è davvero dietro l’angolo, e questa zona merita di essere attraversata con occhi pieni di meraviglia. Continuando il proprio viaggio in Marocco in moto seguendo le dune di sabbia e la strada che continua verso ovest.

    Fino ad Al Nif il percorso attraversa paesaggi straordinari ed elementi che rimandano ad un’Africa sahariana che non è mai stata così vicina. Dai desertici oued, nei quali molto tempo fa correvano le acque di fiumi, a luoghi brulli in cui incontrare greggi al pascolo, l’avventura prosegue verso Zagora. Scoprendo un Marocco diverso rispetto a quello conosciuto fino a questo momento, improvvisamente fatto di passi di alta montagna e quote più elevate.

    Ouarzazate – e la sua suggestiva kasbah – si trovano a 230 chilometri, prima di continuare nuovamente verso le montagne e raggiungere Demnate, per gli ultimi giorni di viaggio in Marocco in moto. L’avventura, infatti, può puntare ora verso nord e verso l’Oceano Atlantico. Fino a Rabat e poi a Tangeri, dalla quale ripartire nuovamente alla volta dell’Italia.

    Un tour alternativo, all’insegna dell’avventura
    Conoscere piste alternative e sentieri poco battuti non è da tutti. Per questo motivo, per esplorare il Marocco in moto, una buonissima idea potrebbe essere quella di affidarsi a chi conosce questo territorio da molti anni.

    Come Desartica Adventures, che da sempre conduce i propri clienti lungo percorsi unici, fuori dalle principali rotte turistiche, ma assolutamente sicuri e testati. Con l’obiettivo di scoprire la vera essenza del Paese e la sua storia. Restando ben lontani dai luoghi comuni, e andando alla scoperta dei luoghi più veri e intatti. Nei quali essere i primi a lasciare le tracce sulla sabbia, prima che il vento torni a coprirle.

    Prepariamoci per l’Off Road

    Consigli per i principianti che vogliono fare off road con la propria Maxi Enduro

    Oggi vi racconterò come mi preparo per praticare del sano e rilassante off road

    Chiaramente avremo occasione di ragionare anche su come prepararsi per lunghi viaggi on road.

    Ma adesso concentriamoci su come prepararsi per fare off road con una moto del tipo maxienduro, e lo farò pensando soprattutto a chi non lo ha mai fatto ma ci pensa da un po.

    Quando si ha un sogno o un obiettivo nel cassetto, essere motivati è più facile, quindi mentre vi racconterò cosa fare sappiate che in realtà vi sto condividendo la mia check list segreta di come mi preparo per le uscite on off road.

    Paesaggi stupendi, disponibili per pochi

    Quello che leggerete è stato pensato in particolare per i principianti, categoria alla quale appartengo e apparterrò ancora per molto tempo.

    Del resto fino a 2 anni fà non mi ero ancora immaginato di stare in sella alla mia Honda Transalp XL 650 V a fare dell’off road. Ricordo che questo cambiamento avvenne nel settembre di 2 anni fa grazie a Manuel Podetti.

    Una cosa va detta di quell’evento e di questo tipo di eventi in genere, Si incontrano un sacco di brave persone e rimangono tantissimi bei ricordi.

    Non avrei mai immaginato di ripassare a distanza di 2 anni per il tunnel del Parpillon e ricordare quasi tutti i sentieri riprovando le stesse emozioni.

    Ecco secondo me le parole chiavi di tutto questo, non sono, moto, off road enduro ecc ecc. ma

    PREPARIAMO LA MOTO

    Concentriamoci sull’obiettivo di questo articolo ossia “Come prepararsi per fare off road con maxienduro per principianti”.

    L’argomento è da dividere almeno in 2 tronconi, in una, che poi è questa, la preparazione della moto e dall’altra l’abbigliamento.

    Per prima cosa bisogna partire dal presupposto di montare una buona gomma off road, sono consapevole che questo spinoso argomento potrebbe scatenare le ire celesti… quindi pur promettendo che affronterò questo argomento, per evitare questioni, mi limiterò a dire che per iniziare potrebbe andare bene di tutto purchè abbia del tassello.

    Sia ben chiaro non tutti i tasselli sono uguali ma non è questo l’argomento, in ogni caso io sulla mia Holga, KTM 990 del 2006 ho utilizzato per tutto il 2019 Continental TKC 80, mentre su Holga 2.0 KTM 990 del 2013 sono montate Mitas E09,queste ultime le ho provate in off un paio d’ore e non ho elementi per esprimermi.

    Concludo questa parte precisando che le altre esperienze di ruote da off le ho fatte con Anlas Capra X e Dunlop D606.

    Tenete in considerazione che la ruota tassellata se non l’avete mai utilizzata, soprattutto all’inizio potrebbe dare una strana impressione di guida oltre ad una ovvia rumorosità. Per la guida dopo un po di km ci prenderete mano e gusto.

    Continuiamo a predisporre la nostra moto, per affrontare un’esperienza di questo tipo.

    Abbiamo bisogno di poterla proteggere al meglio, in quanto le cadute possono arrivare in qualunque momento, spesso anche a bassissime velocità e per semplici questioni di equilibrio, quindi suggerisco di montare delle buone barre di protezione serbatoio e che si spera, proteggeranno la nostra bambina in caso di caduta.

    Ad onor del vero alcuni sostengono che queste barre in caso di caduta, potrebbero piegare il telaio ma su questo al momento non sono in grado di rispondervi.


    Non meno importante è un buon paramotore, infatti nel corso delle mie uscite ho potuto provare il brivido e la sofferenza oltre al terrore di sentire i grossi sassi battere sotto la coppa del motore così come ho potuto incontrare, moto a terra con la coppa motore rotta, quindi.. ripeto un buon paramore non guasta mai anzi, io ne utilizzavo uno artigianale come questo sul Transalp XL 650 V e adesso ne monto uno artigianale come questo sul KTM 990

    Le Mascherine proteggi faro potrebbero sembrare un accessorio di secondo piano, ma se vi capita, come è capitato a me compagno di viaggio che ad ogni partenza ti scarica 2000 sassi sul faro, o gli tiri col fucile o ti proteggi con una mascherina che male non fà. Sul Transalp XK 650 V avevo questa realizzata da Fabio Goffi, adesso per il KTM mi devo organizzare, ma sicuramente qui troverò qualcosa.

    Con la parte delle protezioni moto di massima ci siamo, ovviamente poi per alcuni modelli, vengono realizzate anche altre cose, proteggi pompe freni, rialzi pedale freno, e varie cose delle quali trovate un esempio qui ad opera sempre del già citato Fabio Goffi (mettere il link dello shop)

    Ma vediamo cosa portare al seguito in modo da poter essere da una parte autonomi e dall’altra parte magari utili per quelli che non hanno avuto modo di leggere l’articolo o come il mio amico Alessandro di Padova, che si era portato dietro solo la grappa.

    Nel video girato durante il Transitalia Marathon 2019 e parte integrante dell’articolo, potete vederci vedete all’azione mentre ripariamo proprio la sua ruota, mentre la grappa l’abbiamo bevuta il giorno dopo, ma come potrete vedere proprio nel video, più che un’occasione di sfortuna l’abbiamo vissuta con divertimento.

    Purtroppo per quando sia utile viaggiare leggeri alcune cose ci vogliono e ci servono, quindi bisogna organizzare il bagaglio a seconda del fatto che si tratti di una escursione itinerante come “ Transitalia Marathon”, che sono escursioni organizzate di più giorni da punto a punto o che si tratti di escursioni a margherita ossia che hanno lo stesso punto di partenza e arrivo, ma ogni giorno un percorso diverso.

    Prendo in considerazione il fatto che nel mio caso il trasferimento più vicino che faccio è fino a Rimini, quindi da Portogruaro circa 330 km quindi almeno un borsone di quelli impermeabili è d’obbligo.

    Nel mio caso, se vi ricordate che sono viziato, parto con 2 borsoni laterali e bauletto, con all’interno di tutto (poi utilizzo il trasporto bagagli ove previsto), ma cosa metteremo dentro la borsa impermeabile?

    Quindi ricordatevi che gran parte degli organizzatori di eventi offrono il servizio di trasporto bagagli sia incluso nel prezzo che a pagamento, si tratta di piccole cifre, e se lo offrono il consiglio è di approfittarne, ma qualcosa dietro per percorrere i nostri 300 km di off dobbiamo averlo.

    Anche il contenuto del bagaglio va diviso in questo articolo mi occuperò della parte accessori.

    Procuratevi il vostro libretto di istruzioni, se poi ne trovate uno in formato pdf da avere sempre al seguito meglio, seguendo questo link potreste trovare il vostro

    La vostra borsetta degli attrezzi, si proprio quella, con tutte le chiavi della vostra moto, in quanto ogni moto ha i suoi attrezzi, fate un controllo provate a registrare ogni singola vite e dato così vi accorgerete subito se vi manca qualcosa.

    Fatevi montate 2 camere d’aria rinforzate, soprattutto se avete acquistato una moto usata.

    le 2 camere d’aria che fate togliere, ben protette e impacchettate portatele con voi. Se pensate di non avere posto o se decidete di voler viaggiare leggeri, potete valutare anche di portarne dietro solo una, in questo caso portate con voi l’anteriore, che in emergenza si può montare anche al posteriore.

    Non sono apprensivo ma previdente

    quando si attraversano territori in off road, ci si trova ad attraversare luoghi bellissimi e raggiungibili da pochi ma, di contro spesso difficilmente raggiungibili da un carro soccorso e nel qual caso avere un recapito per il soccorso non è semplice, e non dimentichiamo che gran parte degli eventi sono nei week end e che meccanici e gommisti sono quasi tutti chiusi.

    Ricordo che tra gli obiettivi del progetto Motoreporter.it è quello di raccogliere questi professionisti, recuperando anche la possibilità di poterli contattare su un numero di emergenza.

    Per questo le camere d’aria e le chiavi per smontare le gomme devono essere portati al seguito, ma non basta, sarà necessario portare al seguito anche le leve smontagomme.
    Le forature possono essere semplici come un chiodo o più complesse, frequente ma non troppo un bel taglio del copertone. In questo caso non c’è storia, va cambiata la camera d’aria.

    Se siamo fortunati e abbiamo preso solo un chiodo potrebbe essere sufficiente una bomboletta di gonfia e ripara, anche se ultimamente (almeno io l’ho scoperto da poco) si sta facendo strada un prodotto che si chiama “slime” lo trovate un po ovunque, rispetto al gonfia e ripara potrebbe essere più performante ma a differenza di quest’ultimo poi necessita di qualcosa per gonfiare la gomma, nel mio caso porto con me anche un un piccolo compressore, in alternativa oppure potete portare con voi delle bombolette d’aria.

    Lo Slime, spero si chiami così, alcuni lo inseriscono nella ruota prima di partire, in questo modo sembra che nel momento in cui si fora la camera d’aria vada subito ad agire andando a tappare il buco, in questo caso avremo una lieve perdita d’aria, ma corriamo il rischio di non accorgerci della foratura..

    Ricordatevi di portare con voi almeno un metro di tubo benzina, del nastro americano e del fil di ferro, un po di viti e dadi della vostra moto, fascette di plastica.

    Importantissimo almeno 2 belle bombolette spay per pulire ed ingrassare la catena, (al limite di quelle piccole) una di WD40 per pulire e una per ingrassare la catena. Se dovete sceglierne una sola scegliete il WD 40.

    Ogni sera quando arriverete a destinazione, pulite bene la catena con WD 40, siate abbondanti perchè dopo circa 10 ore di polvere e fango la vostra catena così come la vostra schiena sta gridando “coccole”.

    Al mattino prima di partire, se avete anche il grasso catena una bella spruzzata non fa male, se avete solo WD40 andrà bene una leggera spruzzata di quello.

    Da tenere a mente che le nostre moto chi più e chi meno vibrano molto, quindi o alla sera o al mattino, ricordatevi di dare una controllata a tutta la viteria.

    Suggerimento ove possibile e per guadagnare tempo in quelle parti particolarmente visibili, provate a fare dei segni con un pennarello, in questo modo vi accorgerete subito se si sono allentate.

    Che fatica!!!! siamo quasi alla conclusione, ancora qualche particolare e ci siamo.

    LE PEDALINE POGGIAPIEDI

    Per prima cosa togliete i gommini, vi farebbero scivolare, lo ammetto sono un po viziato, ma la moto è anche un divertimento, io monto delle pedaline poggiapiedi maggiorate, e regolabili in altezza, per cui ho scelto di montarle più basse di un centimetro.

    Non meno importanti manubrio e cupolino, in fuoristrada si guida in piedi, adesso non mi dilungherò sulle tecniche di guida, ma vi prometto che affronteremo anche questo.

    Le nozioni di base, quelle essenziali le so pure io, (ho fatto i corsi) ossia, “ la moto in fuoristrada si guida prevalentemente e necessariamente in piedi ” questo perche solo così si ha il completo controllo della moto nelle situazioni impervie.

    Per rendervi conto della differenza di guida bastano pochi km su del semplice ghiaino smosso.

    Ma torniamo alla posizione di guida, dovete immaginarvi in piedi, meglio ancora mettete la vostra moto sul cavalletto centrale e provate a stare in piedi, trovare la posizione giusta non è facile ma bisogna fare uno sforzo perchè quando si partecipa a questi eventi, di 300 e passa km di off road, si sentono tutti.

    Per prima cosa provate a spostare il manubrio un po più avanti, senza esagerare, se non basta procuratevi dei rialzi, nel mio caso ho risolto con il centimetro di pedane verso il basso, e con un rialzo di 2 cm sul manubrio (riser), quindi nel mio caso ho aggiunto 3 cm che mi fanno stare comodo, provate e trovate la vostra posizione il tempo perso nel farlo sarà tutto guadagnato durante il viaggio.

    Stavo per dimenticare un accessorio sottovalutato, ma di vitale importanza non solo per chi vuole fare Off Road, l’estenzione cavalletto, il link precedente vi mostra quello per Honda Transalp XL 650 V, su Holga 2.0 KTM 990 monto quello nella foto.

    CUPOLINO E PORTA GPS

    Di massima tutto va bene, ma la tendenza nelle moto da fuoristrada è di avere un cupolino non troppo basso, credo sia perchè da una parte si ha bisogno di avere la massima visibilità e dall’altra almeno nel mio caso far passare più aria per respirare,

    ma poi se il cupolino è troppo basso, nei trasferimenti in on road o per raggiungere i luoghi degli eventi, viaggiare a velocità sostenute , intendo appena oltre i 70 km orari, con il casco del tipo Enduro, di quelli con il Frontino può essere un problema, per questo

    esistono cupolini racing o rally come questi, io lo montavo sul mio Transalp, e a giorni lo monterò anche sul KTM 990 ADV, questi oltre ad avere una linea accattivante, hanno una sorta di spoiler che aiuta a far defluire meglio l’aria oltre il casco è rende il viaggio più piacevole.

    Ormai la maggiorparte degli eventi prevede la guida seguendo una traccia sul proprio cellulare attivando la funzione gps, e su questo preparerò un intero articolo su come leggere le tracce e che programmi utilizzare, ma al momento mi limiterò a suggerirvi di ragionare sul come trovare la giusta posizione, in merito ricordatevi come detto che si guida in piedi e spesso inclinati sul davanti.

    Quindi dovete trovare una posizione idonea che vi consenta di guardare con un occhio la strada e con uno il GPS.

    Su questo argomento, io, si quello viziato, utilizzo 2 cellulari, uno posizionato a filo di cupolino e uno appena sotto. Inoltre il software che utilizzo mi consente di configurarlo come mi serve, in merito al posizionamento, riesco a leggere la traccia sia in piedi che seduto, poi ho due soluzioni di zoom diverse, quello posizionato in alto ha uno zoom tra i 50 e i 100 metri al massimo, mentre quello più basso che leggo da seduto e quando le velocità sono più sostenute e tarato tra i 500 e i 1000 metri.

    Ultima cosa sul serio.. organizzatevi anche per far arrivare alla corrente per tenere sotto carica il GPS (per GPS intendo anche il vostro cellulare) e per far funzionare l’eventuale compressore. Sappiate che il GPS attivo consuma più batteria e scalda e che in alcuni eventi vige l’obbligo di utilizzare dei software di tracciatura per consentire agli organizzatori che seguirci e vedere se qualcuno si è perso, al Transitalia Marathon 2019 si è utilizzato WHIP.

    Ultima raccomandazione, nel posizionare il tutto ricordatevi anche della pioggia, dovete fare di tutto per proteggere i vostri strumenti dalla pioggia, e per fare questo, procuratevi dei magici sacchetti del tipo per alimenti da congelatore vi torneranno utili.

    Bene spero di essere stato utile.

    Qui sotto la versione Youtube Parti 1

    Buon lampeggio a tutti.

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